Il Giornale, come tutti i quotidiani, ha una linea editoriale. Ha anche una posizione politica, che serve per interpretare e offrire ai propri lettori una chiave di lettura della realtà. Ma Il Giornale non si ferma qui: se la realtà non offre notizie abbastanza vicine alle sue idee... se le inventa. E’ accaduto in due occasioni a proposito dei recenti attacchi israeliani ai territori palestinesi.
Il 31 dicembre 2008, in una doppia pagina nella sezione “Il Fatto”, 4 articoli raccontano e analizzano i recenti sviluppi della guerra. Insieme ad un paio di testine e ad altre tre piccole foto campeggia, al centro della pagina, a tutta altezza, l’immagine di un palazzo sventrato che si staglia sul cielo blu. Un elicottero sorvole minaccioso, mentre un razzo s’impenna lasciando una scia di fumo. Ai piedi dell’edificio, accanto alle macerie, tre uomini con gilet e giacche arancioni fluorescenti passeggiano.
Accanto all’immagine, in un box di testo indicato da una freccia, si ripercorrono alcuni dei fatti del giorno prima, accennando a case distrutte, lanci di missili e altro ancora. Nient’altro, nella stessa pagina, fa da didascalia.
Pochi giorni più tardi, all’indomani dell’inizio delle manovre di terra, ancora una doppia pagina con quattro articoli sulla guerra a Gaza. Anche qui due testine, un disegno che schematizza l’avanzamento delle truppo, due altre piccole foto e una grande immagine al centro: un soldato in tenuta da combattimento carponi a terra, con il fucile spianato e lo sguardo che si perde lontano. Dietro di lui il cielo azzurro, un elicottero in volo e un razzo apena lanciato che si dirige verso l’angolo dell’inquadratura. Dal lato opposto, invece, seminascosto dallo zaino del soldato, un carroarmato parzialmente avvolto da una nuvola di fuoco (come se avesse appena sparato) e una foto (chiaramente ritagliata e posizionata dietro il profilo dei piedi del soldato, con due uomini che sorreggono un bambino ferito.
La didascalia, dal titolo “I militari entrano in città”, dà qualche dettaglio sull’operazione e aggiunge altri fatti relativi alla giornata appena trascorsa.
Nemmeno qui alcun credito.
Peccato però che, probabilmente insospettito dall’incongruenza di parti dell’immagine, qualcuno abbia trovato le foto nel servizio di news di Yahoo (esattamente qui e qui ).
Notando che alle immagini originali erano stati tolti degli elementi e ne erano stati aggiunti degli altri lo ha segnalato ai Fotoreporter Professionisti Associati che a loro volta hanno pubblicato la notizia nelle pagine del loro sito
Ecco la prima delle foto:
Facilitati dal fatto che Yahoo pubblica le immagini corredate dalla didascalia originale (confrontabile con i metadati IPTC contenuti nel file) è immediato rendersi conto che Il Giornale ha omesso di citare fonte e autore, ha ignorato la didascalia delle immagini ma, soprattutto, ha “arricchito” arbitrariamente le fotografie eliminando gli elementi che riteneva “di disturbo” e aggiungendo elementi estranei alla situazione reale, facendo un’opera di fotomontaggio che attiene all’illustrazione e non alla cronaca.
Tutto ciò senza avere il pudore di dichiararlo e tentando di cammuffarlo con didascalie descrittive ma fuorvianti (abitudine sulla quale abbiamo già scritto in un recente speciale ).
Associated Press (che detiene i diritti delle due foto principali) e LaPresse (che distribuisce in esclusiva per l’Italia il materiale di AP) dichiarano di aver chiesto chiarimenti in merito e specificano: "il contratto che i giornali firmano prevede l'immodificabilità delle immagini, a garanzia del codice etico che l'agenzia si è dato e che si impegna a rispettare".
Per quale motivo Il Giornale ha sentito la necessità di proporre ai suoi lettori una versione alterata dei fatti? Perché invece di fotografie di reportage vengono pubblicati fotomontaggi che ricordano i cartelloni delle fiction di Bollywood? Crediamo che la motivazione principale sia determinata dall’intento di sostenere e giustificare una delle parti in causa (Israele), necessità che prevale sulla correttezza del racconto dei fatti. Se un redattore si può permettere di manipolare così immagini realizzate da terzi, cosa potrà mai fare chi riporta la realtà solo con le sue parole?
Inoltre, secondo noi, la diffusa brutta abitudine dei giornali italiani di non citare fonti, crediti, autori e di alterare o ignorare le didascalie facilita la considerazione che si tratti di operazioni in qualche modo lecite.
Ci auguriamo che l’attenzione dei lettori italiani sia sempre più pronta ad accorgersi di queste storture e che la sensibilità e la correttezza degli operatori della comunicazione migliori e diventi garanzia di onestà. Nel frattempo speriamo che siano presi provvedimenti per impedire al Giornale di continuare a fare giornalismo in questo modo.