Manette in primo piano

  • didascalia: Cesare Battisti al momento dell'arresto in Brasile
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 15/01/2009 prima pagina
  • titolo articolo: Il Brasile nega l'estradizione di Battisti

Credevamo di averne parlato abbastanza, negli anni passati. Ci sbagliavamo, evidentemente.
Nei giorni scorsi abbiamo dovuto nuovamente assistere alla pubblicazione su alcuni quotidiani, delle immagini del latitante Cesare Battisti fotografato in manette mentre viene tradotto in carcere, nel marzo 2007, dopo il suo arresto in Brasile. In alcuni casi, come in quello del quotidiano Repubblica del 15 gennaio, le manette erano chiaramente visibili nella foto di prima pagina, mentre venivano beffardamente “pixelate” (le manette, non il volto dell’arrestato) nella fotografia pubblicata alle pagine 8 e 9. Il mascheramento delle manette è una pratica già sperimentata in precedenza, ma la doppia “policy” editoriale adottata, una per la prima pagina e una per le pagine interne, dà l’idea della confusione che deve regnare nel reparto grafico di quel giornale. Infatti non vogliamo arrivare a pensare che ci possa essere una strategia razionale in questa schizofrenia comportamentale.

  • didascalia: Cesare Battisti al momento dell'arresto in Brasile
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 15/01/2009 prima pagina
  • titolo articolo: Il Brasile nega l'estradizione di Battisti

Riteniamo di fare un utile servizio ai nostri lettori rimandando alla lettura antologica di quanto da noi già scritto nei precedenti articoli:

http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=630

http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=611

http://www.fotoinfo.net/articoli/detail.php?ID=455

Vogliamo ricordare che l’accertata colpevolezza dell’individuo rappresentato o la eventuale efferatezza o addirittura ripugnanza dei reati commessi non ha alcuna rilevanza nella decisione sulla liceità o meno della pubblicazione della foto. Nemmeno dieci ergastoli da scontare o il regime 41 bis giustificano da soli la pubblicazione delle immagini fotografiche dei detenuti in manette.

  • didascalia: Cesare Battisti in manette a Brasilia il 19 marzo 2007
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 15/01/2009 - pagine 8-9
  • titolo articolo: L'arresto a Brasilia

Aggiungiamo inoltre, a puro titolo di completamento, che anche di recente la Cassazione (Corte di Cassazione – Sentenza n. 7261/2008) http://www.studiolegalelaw.it/consulenza-legale/4452 si è occupata dell’argomento, specificando quali sono le caratteristiche delle immagini di persone in manette che invece si possono pubblicare. Si tratta di immagini che, pur includendo originariamente nell’inquadratura le manette, sono state successivamente editate prima della pubblicazione, eliminando dall’inquadratura ogni segno che dia, a chi le osserva, la percezione dello stato di costrizione fisica della persona. Infatti, deliberando contro un ricorso dell’Autorità del Garante della privacy che imponeva ad un gruppo editoriale la sospensione della diffusione di immagini di una persona arrestata, la Cassazione ha richiamato l’attenzione sul fatto che:
“quanto rappresentato nella foto non evidenziava alcuno stato di costrizione fisica dell’imputato non essendo visibili le manette ed essendo l’imputato stesso ed i carabinieri al suo fianco in posa del tutto rilassata”.
Da questa eccezione ricaviamo, per inversione logica dei termini, che tutte le altre fotografie di persone in manette non possono e non devono essere pubblicate.

  • didascalia: Cesare Battisti in manette a Brasilia il 19 marzo 2007
  • firma: fotografia non firmata
  • fonte: La Repubblica, 15/01/2009 - pagine 8-9
  • titolo articolo: L'arresto a Brasilia

In un convegno organizzato dalla rivista Ristretti a Padova, nel maggio 2006, si richiamava l’attenzione sull’utilizzo spesso illegale (e deontologicamente scorretto) delle immagini da parte dei media. Si era anche ipotizzata la redazione di una “Carta di Padova” che confermasse (perché tutto è già scritto, codificato, ribadito) i principi di un uso corretto delle parole e delle immagini nell’ambito della cronaca giudiziaria. Non ne è, almeno per ora, scaturito alcun nuovo codice di autodisciplina. Quelli esistenti, come già detto, basterebbero. Ma molti giornali non sembrano essere desiderosi di recepirli.
Negli Stati Uniti, che in questo senso non sono certo all’avanguardia nel campo dei principi di civiltà e rispetto dell’individuo, spesso le forze di polizia assecondano le più vergognose richieste da parte dei media in tema di cronaca giudiziaria e si prestano a far compiere agli arrestati e ai detenuti la cosiddetta “perp walk” o anche “perp parade” (“la passeggiata dell’arrestato”), a volte mascherandola con presunte esigenze di “trasparenza del sistema della giustizia” o con la dichiarata intenzione di “educare le masse” tramite l’esibizione di individui arrestati al fine di richiamare tutti i cittadini alle umiliazioni cui si va incontro quando si viola la legge.
Per questo, si veda la copiosa letteratura sull’argomento, che include siti di editoria giuridica
http://www.law.com/jsp/ihc/PubArticleIHC.jsp?id=1142862090121

di giornalismo giudiziario
http://www.justicejournalism.org/crimeguide/chapter01/sidebars/chap01_xside5.html

di critica al giornalismo e ai media mainstream
http://www.fair.org/index.php?page=1469

e, last but not least, l’omonima voce su Wikipedia
http://en.wikipedia.org/wiki/Perp_walk

Marco Capovilla