Pasqua di Maggio

  • didascalia: nessuna didascalia
  • firma: nessuna firma
  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
Non viene neanche più voglia di stare a sprecar parole sulla necessità di essere corretti e precisi quando c’è di mezzo l’informazione, tanto sembra proprio che quando si tratta di immagini quelli del gruppo La Repubblica, sia che si tratti dell’edizione on line, sia di quella cartacea, proprio non ci arrivino. La cialtroneria regna sovrana, la sciatteria vince su tutti i fronti.
La galleria on line che vi sottoponiamo titola: “Striscia di Gaza, le immagini del muro”.
Peccato che quasi tutte o forse tutte (poiché alcune di esse non permettono di identificarne il luogo, essendo ripreso solo un pezzo di muro) sono fotografie scattate nella zona tra Betlemme e Abu Dis, altre probabilmente al nord. Evidenti zone collinose come tutta la Cisgiordania, mentre Gaza è sul mare.
Forse per Ezio Mauro un muro vale l’altro? O forse, per colui che ha scelto le foto, la striscia di Gaza e la Cisgiordania sono vicine come il Colosseo e i Fori Imperiali? Gaza City sta ad Ostia come Grottaferrata sta a Betlemme, e se fin lì è difficile arrivare, sperando almeno in una certa familiarità con la lettura, basterebbe avere la sagacia di leggere le sostanziose didascalie di cui le foto di agenzia sono corredate (2 sono Ansa, 3 Ap, 4 Reuters, 1 Afp). Magari ricordandosi anche che hanno un padre (o una madre) e quindi firmarle.
Non basta sbandierare due pagine e commenti blasonati quando si tratta di raccontare le foto premiate al World Press Photo (vedi il numero del 14 febbraio). Le immagini che vi pregiate di onorare un volta all’anno sono le stesse che meritano l’attenzione e il rispetto sulle pagine di tutti i giornali del pianeta ogni giorno che sorge il sole. E voi non dovreste far la differenza. Le foto, come quelle da voi pubblicate per raccontare il ritiro da Gaza, vengono scattate per raccontare il mondo, non per tappar buchi o titillare la vostra vanità un tanto al chilo e una volta l’anno. In questi frangenti mi ricordate tanto quell’uomo che l’otto marzo si sente in dovere di presentarsi alla moglie con il mazzetto di mimosa in mano, salvo poi prenderla a pedate tutto il resto dell’anno.
È la stessa accuratezza che vi porta a scambiare Colonia con Dresda (Giovedì 10 febbraio) e ogni tanto a fare mea culpa (sarà la vicinanza con il New York Times che pubblicate il mercoledì ?).
Dobbiamo sperare in una osmosi professionale?
Ho tanto l’impressione che sarebbe un po’ come aspettar Pasqua di Maggio.

Marco Vacca
  • didascalia: nessuna didascalia
  • firma: nessuna firma
  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • firma: nessuna firma
  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • firma: nessuna firma
  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio
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  • firma: nessuna firma
  • fonte: Repubblica.it del 21 febbraio