Ceci n’est pas un pistolet

  • didascalia: nessuna didascalia
  • firma: (all'interno) Ulla Kimmig (Laif/Contrasto)
  • fonte: Internazionale n° 781 - copertina
  • titolo articolo: Teheran blues

Questa mattina, mentre facevo colazione, una scritta minuscola in verticale sul bordo della confezione di cereali ha attirato la mia attenzione. “Immagine a scopo dimostrativo”, diceva la scritta, e significava che quel bel flusso di latte che irrorava i corn flakes in una tazza di porcellana non doveva trarmi in inganno: non dovevo cioè aspettarmi che dentro a quella scatola ci fosse davvero, oltre ai fiocchi, né il latte, né la tazza, né il cucchiaio e tantomeno la magica e sognante atmosfera che quell’immagine suggeriva. E, a veder bene, nemmeno quei fiocchi, che erano stati ritoccati uno per uno con il computer o selezionati per armonia di forme, perfezione tecnica e dimensioni tra milioni di altri fiocchi usciti di fabbrica meno fotogenici. Lo scopo “dimostrativo” (o, come recita qualche altra confezione di alimenti da me prontamente controllata, lo scopo “puramente illustrativo”) è una sorta di richiesta di attenuante generica (un “disclaimer”, un mettere le mani avanti) da parte dell’azienda produttrice di cereali per la prima colazione, consapevole che quel bell’alimento raffigurato sul packaging non garantisce al consumatore alcuna corrispondenza con quanto troveremo effettivamente dentro alla confezione.

Mi è venuto in mente questo ardito paragone – ma forse poi non così ardito, a ben vedere – nell’affrontare l’ennesima questione relativa alle copertine delle riviste. Copertine che, a detta di giornalisti, art director, graphic designers, esperti di marketing, godono di una sorta di statuto speciale in quanto fluttuano tra la necessità di comunicare i contenuti di un prodotto editoriale-giornalistico, pertanto adottandone tutte le regole, e l’esigenza di pubblicizzare nel modo più efficace un prodotto in vendita, in questo senso adottando altre regole: quelle della pubblicità e della promozione delle merci. Un ibrido, pertanto, sempre o spesso in bilico tra correttezza giornalistica ed efficacia comunicativa dal punto di vista commerciale. Un compromesso al limite dell’impossibile.

  • fonte: Geo (Italia) novembre 2007 - Internazionale n° 781

Questa volta vi vogliamo parlare del recente caso della donna-velata-con-pistola che è apparsa sulla copertina dell’Internazionale n° 781 del 6/12 febbraio 2009. Una immagine che, come molti nostri lettori affezionati ricorderanno, è già apparsa altrove, e pertanto è già stata oggetto delle nostre riflessioni critiche: l’ha infatti utilizzata in copertina il mensile Geo (edizione italiana) nel novembre 2007. Per non ripetere argomenti già trattati, vi rimandiamo al nostro Osservatorio di oltre un anno fa .

Notiamo che sull’argomento la pensa più o meno come noi anche la lettrice Bianca Maria Filippini, che nella rubrica della Posta nel n° 782 di Internazionale scrive:
“Da abbonata entusiasta ho accolto con disappunto la scelta della foto di copertina della settimana scorsa. Sono appassionata e studiosa dell’Iran e cerco avidamente su Internazionale ogni riferimento a questo paese, soprattutto gli articoli tratti da riviste iraniane. Il trentesimo anniversario della rivoluzione non poteva che soddisfare le mie aspettative ma quella foto in copertina, senza alcuna didascalia, mi ha gelata. La ragazza ritratta nella foto (già usata per la copertina di un’altra nota rivista) è la campionessa iraniana di tiro a segno Manijeh Kazemi, e non semplicemente quello che si potrebbe pensare: una donna iraniana in chador che impugna una pistola! Sono certa che non volete contribuire a dare un’immagine falsata della realtà solleticando i pregiudizi di tanti italiani, bombardati continuamente da mistificazioni mediatiche.”

C’è, dunque, ancora una volta, in discussione il ruolo delle immagini senza didascalia e l’inevitabile indeterminatezza di significato che ad esse si accompagna.

Per completezza, riportiamo l’altra lettera sull’argomento, di parere contrario, apparsa sul successivo numero di Internazionale, il n° 783, a firma Andrea Cimatoribus:

“Sul numero della settimana scorsa una lettrice si lamentava della copertina sull’Iran. Purtroppo non ho ancora avuto modo di leggere l’articolo sui trent’anni della rivoluzione, ma intanto volevo dirvi che a me l’immagine di copertina non è sembrata affatto stereotipata. Al contrario, l’ho trovata piuttosto ironica. È proprio vero che guardare le cose le cambia.”

A noi non sembra esserci alcuna ironia rintracciabile in questa immagine, proprio perché essa ritrae esattamente un'atleta olimpionica di tiro con la pistola, che non sta recitando un ruolo diverso da ciò che è nella realtà.

  • nota: La fotografa Ulla Kimmig ad una sua mostra di fotografie sull'Iran

Vogliamo però qui aggiungere un utile argomento alla nostra discussione: il parere della fotografa che di quella immagine è l’autrice. Abbiamo raggiunto via e-mail Ulla Kimmig, fotografa tedesca rappresentata dall’agenzia Laif. Ulla si è dimostrata molto felice di raccontare la sua versione di questa storia e l’origine di questa immagine per certi aspetti controversa. Questi i brani più significativi della sua testimonianza:

“Mi aspettavo una didascalia che spiegasse la foto usata in copertina e invece la didascalia non c’è in nessuno dei due casi, né in Geo, né in Internazionale, e questo è un “uso improprio” della foto. (…) Questa immagine è sempre presente in ogni mia mostra, e da parte mia pongo sempre grande attenzione affinché la didascalia sia chiara, proprio per evitare il pericolo che la foto venga interpretata in un altro senso. (…) I redattori sono sempre troppo pigri per riuscire a scrivere didascalie ampie sotto o accanto alle foto, col risultato che spesso se le inventano. Spesso mi capita di leggere didascalie sbagliate. E sono arrivata anche all’assurdo di aver avuto difficoltà a pubblicare un servizio proprio a causa della mia richiesta di scrivere accanto alle foto tutte le informazioni necessarie. L’editore mi ha detto che è troppo chiedere al lettore della rivista di leggere tutta quell’informazione (potrebbe annoiarsi…)!. Ma quell’informazione è necessaria, in particolar modo per le foto dell’Iran, in cui il contesto è così diverso dalla realtà che noi conosciamo.”

Fin qui Ulla Kimmig.
Aggiungiamo che, da una attenta analisi del sito dell’agenzia Laif risulta che nessun’altra rivista ha utilizzato in copertina la foto di cui parliamo.

  • fonte: Cicero
  • fonte: Der Wiener
  • fonte: Neon
  • fonte: Zenith

Come si vede dalle precedenti immagini, la fotografia della campionessa di tiro a segno è sempre stata utilizzata in pagine interne. Segno che il rischio di un pericoloso fraintendimento è stato avvertito in maniera chiara e netta da tutte le redazioni che quella immagine avevano comunque scelto di pubblicare.

Non abbiamo qui certezze o verità da distribuire ai nostri lettori, ma vogliamo indicare “aree sensibili” da tenere sotto controllo. In questo senso, ci interessa come sempre discuterne anche con voi che ci leggete. La nostra casella di posta è, come sempre, aperta ai vostri commenti.

Marco Capovilla