La funzione autore nella fotografia

  • didascalia: Michel Foucault (1926 – 1984)
  • firma: autore sconosciuto
  • fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Michel_Foucault

Questione nota a chi si occupa di fotografia in Italia, è il riconoscimento dei crediti riguardo le immagini presenti sui periodici: crediti nei nostri giornali negati, o tutt’al più limitati al nome dell’agenzia che fornisce le immagini alla redazione.

Polemica arcinota e varie volte  affrontata  su questo sito.

Mentre i fotografi chiedono di firmare i propri scatti, i critici più sensibili ne difendono le posizioni facendo riferimento ad una dignità professionale altrimenti negata. Tuttavia, per quanto le ragioni in gioco siano legittime, la querelle mi pare finisca con l’occultare la reale portata del problema. Il diritto di firma non è soltanto un atto dovuto nei confronti di qualsiasi professionista perché l’autore, secondo il noto intervento di Michel Foucault, non è semplicemente l’individuo che produce l’opera ma anche un processo, cioè una funzione dei discorsi che ha precise ripercussioni sulla loro leggibilità. Quando Foucault s’interroga sulla dimensione aperta dalla firma ne conclude che «una lettera privata può benissimo avere un firmatario ma non ha un autore; un contratto può benissimo avere un garante ma non ha un autore. Un testo anonimo che si legge per strada su un muro avrà un suo redattore, ma non un suo autore. La funzione-autore è quindi caratteristica di un modo di esistenza, di circolazione e di funzionamento di certi discorsi all’interno di una società», ragione per cui non è soltanto un problema di firma ma ancor prima di messaggio.  
Come verificare l’attendibilità dei testi senza una firma? Domanda apparentemente banale e invece assai delicata, dal momento che la funzione-autore varia secondo la natura dei testi redatti. Che il teorema di Pitagora sia di Pitagora nulla aggiunge alla validità del teorema – garantita invece dalla natura del metodo matematico –, ma per vigilare sull’autenticità di una narrazione, di un resoconto o di un reportage, è fondamentale conoscere la fonte perché ne suggerisca i modelli interpretativi. Per cui la firma al fondo di una fotografia d’attualità non ci dice soltanto chi ha scattato quella fotografia, ma anzitutto induce specifiche strategie di lettura. Tacere il nome dell’autore equivale a dire che il senso dell’opera è tutto nel funzionamento del dispositivo fotografico, il quale sappiamo invece quanto sia duttile e persino incline a mentire… nonostante i suoi automatismi.
Non è un caso che si parli dei fotografi soltanto dopo averne depurato l’opera dei valori documentali, così che di un Salgado non c’interessano le ferite dell’Africa più di quanto ci seducano i suoi chiaroscuri (splendido stratagemma per uccidere l’opera di un grande reporter). Ne consegue che il pubblico è costretto a scegliere tra un’opera d’arte firmata e un documento anonimo, senza che gli sia data la possibilità di tenere insieme il testimone e la testimonianza.
Ripensare la funzione-autore significa rivedere il soggetto in rapporto alla sua opera non più come colui che semplicemente la produce, ma come il prodotto di un meccanismo che se ne serva quale strumento di lettura, e significa pertanto ridiscuterne la presenza andando ben oltre una faccenda di riconoscimento – obbligato o meno che sia –, così da comprendere che dietro la firma non c’è soltanto un individuo ma anzitutto un modello interpretativo. Pertanto, se è davvero importante il riconoscimento dei crediti lo è anzitutto perché interviene a ricollocare il messaggio fotografico all’interno del vasto panorama delle testimonianze nelle quali, differentemente dalle prove, la natura del testimone è assolutamente pertinente.

 

Mirko Orlando