La crisi del reportage

Per l’uscita in edicola del numero 7 de L’Europeo dedicato alle "Avventure indimenticabili, il mondo raccontato dai grandi reporters", il direttore Daniele Protti, ha organizzato - il 1 dicembre scorso nella sala Montanelli del Corriere della sera - un dibattito sul tema del reportage giornalistico. Era ovviamente in discussione lo stato di salute del reportage e tutti gli invitati presenti hanno parlato delle crescenti difficoltà di questo genere giornalistico. Per il resoconto del dibattito, comunque interessante per la varietà delle posizioni, rimandiamo per brevità al Corriere del 2 dic e ci soffermiamo sull’intervento di Ferdinando Scianna, fotografo della Magnum, che ci pare abbia centrato con efficacia il problema.
Il risultato del declino del reportage non è tanto "l’informazione mancata ma quella affogata" sostiene Scianna; "un tempo eravamo violinisti da camera, con un pubblico attento, ora è come se suonassimo il violino in mezzo al traffico: diventa quasi impossibile farsi sentire tanto è frastornante il rumore di fondo".
L’esemplificazione ci sembra particolarmente calzante sia se riferita ai reportage scritti che a quelli visivi. In un caso e nell’altro i lettori, subissati da tutte le parti da notizie e immagini, non sono più in grado di distinguere la semplice notizia da discorsi più articolati e complessi. Non si tratta soltanto del paradosso, innescato da Internet e segnalato da più parti, delle potenzialmente infinite fonti d’informazione; è anche un giornalismo dove tutto è diventato “notiziabile”, ma dove la scala di riferimento dei valori si è spostata dai temi civili, sociali, politici verso i temi del consumo puro, cari più agli inserzionisti pubblicitari che non ai lettori. In molti casi persino l’impaginazione, progettata a volte - anche in questo caso - più in funzione degli spazi pubblicitari del giornale che di quelli informativi, contribusce ad appiattire l’informazione proposta al lettore e a confonderlo.
Per quanto riguarda le fotografie aggiungiamo che il "rumore di fondo" è diventato veramente altissimo con l’arrivo del digitale e delle tecnologie collegate. Già in fase di selezione per la messa in pagina, la quantità di fotografie da consultare si è fatta imponente ma soprattutto la massa di immagini si è fatta quasi indistinta. Anni fa ssui tavoli delle redazioni le fotografie della cronaca arrivavano dalle agenzie di stampa mentre i reportage e gli approfondimenti erano esclusiva delle agenzie fotografiche; c’era una distinzione netta, fisica, fra i generi. Oggi nei siti on line delle grandi agenzie di distribuzione gli inserimenti giornalieri delle fotografie di news si mescolano con quelli di reportage. E chi dovrebbe scegliere cosa mettere in pagina si ritrova - lui prima del lettore - in imbarazzo, soprattutto se non è assistitito da una buona professionalità relativa alla fotografia giornalistica. Così nella messa in pagina finale si finisce per operare privilegiando criteri estetici – se non gusti estetici personali - e non criteri informativi. Quando le foto di cronaca sono spettacolari vengono usate insieme a immagini di reportage e anche insieme a quelle di semplice documentazione; ma così, mescolando i generi, si snaturano i lavori dei singoli fotoreporter o dei singoli autori, in un ammasso valido solamente sotto un profilo estetico ma che risulta scarsamente o per nulla informativo per il lettore.
Carlo Cerchioli