Guai finanziari per la fotografa americana Annie Leibovitz, che a causa di un debito plurimilionario rischia di perdere i diritti patrimoniali su tutte le sue opere. L'artista 59enne — famosa per aver ritratto numerose star — deve infatti 24 milioni di dollari, quasi 17 milioni di euro, alla società americana Art Capital Group (ACG), una sorta di raffinato “banco dei pegni dell'arte” (fonti: Corriere.it e Gawker.com ).
La Leibovitz – che da anni non bada a spese sul lavoro e nella vita privata – si era rivolta all'ACG nel 2008 perché indebitata fino al collo. Aveva ottenuto il prestito ipotecando alcuni immobili e i diritti d'autore sul suo archivio fotografico, che ha un valore stimato al di sopra dei 40 milioni di dollari (più di 27 milioni di euro). Il denaro, secondo gli accordi, avrebbe dovuto essere restituito entro l'8 settembre di quest'anno.
A luglio la società aveva accusato la fotografa di non aver rispettato alcuni impegni contrattuali. La Leibovitz si sarebbe infatti rifiutata di collaborare per l'eventuale vendita dei propri beni, considerata dall'ACG un modo ragionevole di recuperare il prestito entro il termine stabilito (leggi la memoria presentata alla Corte Suprema di New York ).
Il creditore, infatti, sosteneva che le parti avessero preventivato un simile scenario: un accordo firmato a dicembre riconosceva alla società il ruolo esclusivo e irrevocabile di “agente” nella vendita delle proprietà della Leibovitz durante il periodo del prestito e nei due anni successivi (maggiori dettagli su Gawker.com ).
A inizio settembre la giustizia newyorkese aveva concesso alla fotografa qualche giorno in più per rispondere alle accuse dell'ACG (fonte: Bloomberg ), ma poi le parti hanno trovato un accordo e la società ha ritirato la causa. Il prestito è stato prolungato (non è stato reso noto di quanto) e Annie Leibovitz ha recuperato il pieno controllo sulle vendite dei propri beni e copyright. L'intesa raggiunta, d'altra parte, ha solo prorogato la scadenza del debito: la Leibovitz rischia ancora di perdere i diritti sulle proprie foto e proprietà se non rimborserà in tempo i 24 milioni di dollari (fonte: British Journal of Photography ).
Diversi esperti, prima dell'accordo, sostenevano che, in caso di insolvenza, la scelta migliore per l'artista sarebbe quella di dichiarare il fallimento, perché la procedura le permetterebbe di sospendere i contenziosi con i vari creditori e di porre le sue proprietà sotto la protezione di un giudice federale (fonte: The Canadian Press ). Annie Leibovitz potrebbe infatti beneficiare delle tutele previste dal Capitolo 11 della legge fallimentare statunitense (“Bankruptcy Code”), che ha l'obiettivo di favorire il superamento del dissesto finanziario da parte delle imprese o dei privati. In tal caso spetterebbe alla giustizia decidere quali beni vendere per far fronte ai debiti (vedi gli articoli di Bloomberg e di 20minutes.fr ).
Un'idea degli alti costi legati a un ritratto firmato Leibovitz, la dà anche un documentario girato durante un servizio fotografico all'attrice Kirsten Dunst nelle vesti di Maria Antonietta, servizio per realizzare il quale fu chiusa al pubblico la reggia di Versailles.
Ma non è solo il perfezionismo ad aver messo nei guai economici la fotografa. Il colpo più duro, secondo molti, lo ha assestato la tassa di successione per l'eredità della compagna di una vita, l'intellettuale e scrittrice Susan Sontag, morta nel 2004. Poiché all'epoca non esistevano nello stato di New York forme di unione civile che permettessero a un partner dello stesso sesso di ereditare, la Leibovitz ha dovuto pagare al fisco americano 15 milioni di dollari (oltre 10 milioni di euro): una tassa pari al 50 per cento del lascito (fonte: corriere.it ).
Annie Leibovitz dovrà ora scegliere come affrontare tutti i suoi problemi. Un'altra vicenda legale, tra l'altro, rischia di complicarle ulteriormente la situazione: il fotografo italiano Paolo Pizzetti l'ha accusata di aver fatto passare per sue due foto da lui scattate in Italia, immagini poi inserite in un noto calendario. L'uomo a settembre ha depositato alla corte federale di Manhattan una richiesta di 300mila dollari (circa 200mila euro) per violazione dei diritti d'autore (fonte: repubblica.it ).
Monica Nardini