Nuove perizie sulla foto vincitrice del WPP

  • didascalia: Aspetto della foto di Hansen se visualizzata tramite il software per uso forense JPG ELA (Error Level Analysis)
  • firma: Paul Hansen
  • fonte: http://www.hackerfactor.com/blog/index.php?/archives/549-Unbelievable.html

Nonostante siano passati più di tre mesi dalla proclamazione dei vincitori dei premi del World Press Photo per l'anno 2012, nei giorni scorsi si è riaccesa la polemica riguardante la liceità dell'elaborazione digitale della fotografia di Paul Hansen (di cui anche noi avevamo parlato), cui è stato tributato il primo premio del WPP. Ne danno notizia varie fonti, ma l'articolo da cui siamo partiti per ricostruire l'intera vicenda è quello di PDN, nel quale si possono rintracciare tutti i link agli articoli degli esperti che, applicando alcuni degli strumenti tecnici in uso ai periti forensi, hanno provato a decifrare i passaggi a cui è stata sottoposta l'immagine contestata.

In estrema sintesi, un "accusatore", Neal Krawetz, dal sito hackerfactor.com sostiene, e ribadisce che la foto è stata fatta componendo varie immagini, in una logica non molto diversa dai principi che stanno alla base del processo fotografico HDR.

In realtà, ciò che Hansen ha sicuramente fatto (la traccia di tutti i “passaggi” - sostiene Krawetz - è memorizzata in un file XMP che Photoshop include in ogni fotografia che da quel programma sia stata processata) è stato aprire più volte (almeno quattro) il file RAW originale, ogni volta enfatizzando una parte dell'immagine per dare luce ai volti, per compensare le luci sulle pareti del vicolo e per compiere altri aggiustamenti tonali. Dunque, non è che il fotografo abbia propriamente "combinato insieme immagini diverse", ma ha sommato via via, ogni volta riaprendo il file RAW, le varie componenti di una stessa foto aperte in successive sedute di Photoshop. Un trucchetto ai limiti del lecito, ma evidentemente considerato accettabile dalla giuria del WPP.  
Alla perizia accusatoria hanno risposto due altri esperti incaricati direttamente dai responsabili del World Press Photo. La controperizia è stata pubblicata dal sito del WPP per confermare la correttezza dell'operato del fotografo Paul Hansen e della giuria che gli ha assegnato il premio.

Una sintesi è stata pubblicata anche dal sito della rivista Wired, edizione italiana.

 

Il livello accettabile di modificabilità delle fotografie nel contesto giornalistico e documentario rimane un tema caldo, pronto a riesplodere con prevedibile periodicità in occasione dell’assegnazione di ogni importante premio fotografico internazionale. I partecipanti e i vincitori, infatti, fanno spesso ricorso a una “robusta” postproduzione per aumentare l’appeal, la potenza espressiva e l’attrattività delle loro immagini. E’ assai interessante leggere, su questo argomento, le numerose interviste che su questo tema caldo ha rilasciato Claudio Palmisano, uno dei fondatori e responsabili di 10b Photography, tra i laboratori più famosi, a livello internazionale, per questo genere di lavorazione.

Si vedano, ad esempio:

Digital photo editing and the ethical line between aesthetics and truth?

Post-processing in the digital age: Photojournalists and 10b Photography

Intervista a Claudio Palmisano

 

Marco Capovilla