Il settimanale americano Newsweek, di cui è qui presentata l'ultima edizione europea, ha da poco subito un'autentica rivoluzione.
Curato dallo studio grafico Number 17 , il nuovo design ha profondamente cambiato l'aspetto e l'organizzazione dei contenuti di uno dei news magazine per eccellenza, in perenne concorrenza con Time.
La decisione di cambiare così profondamente il giornale, maturata in seguito alla consistente perdita di lettori, passati dal oltre 2,5 milioni a circa 1,9 e alla grave crisi finanziaria del settimanale e di tutto il gruppo editoriale del Washington Post, avviene in mezzo ad una crisi economico-finanziaria globale pesantissima e al ridimensionamento dell'editoria mondiale e americana in particolare, dove tutti i grandi gruppi affrontano una situazione che ne mette a repentaglio l'esistenza stessa. In questo panorama il diretto concorrente di Newsweek, Time, sembra soffrire meno e rimane attestato intorno a 3 milioni di copie settimanali. Per sfuggire all'emorragia di lettori, al calo delle inserzioni pubblicitarie e al probabile declino, Newsweek ha deciso anzitutto di ridurre i costi: tagliando 160 persone dello staff, che ora ne conta solo 400, e riducendo il numero di pagine di circa un terzo, passando da 90 a 60, ma soprattutto scommettendo su un nuovo posizionamento di mercato e ridisegnando completamente il giornale. L'idea degli editor John Meacham (dell'edizione americana) e Fareed Zakaria (di quella internazionale) è quella di puntare più sulla qualità del dibattito politico culturale rispetto alla varietà delle notizie tipiche di un magazine omnicomprensivo che spazia dalla politica alle news, dallo spettacolo, ai viaggi e alle curiosità. L'obiettivo è quello di intercettare un pubblico di fascia alta, ricalcando il modello di successo dell'Economist, che, pur portando a un'ulteriore riduzione delle copie vendute - si prevede di scendere a 1,5 milioni entro il 2010 - potrebbe essere più interessante per gli inserzionisti pubblicitari. In un momento di grave difficoltà Newsweek prova a reagire facendo un salto in avanti, prendendo atto della "settimanalizzazione" dei quotidiani, conseguenza della rete e della pervasività delle breaking news, e di conseguenza "mensilizzandosi", rinunciando a inseguire tutte le notizie e focalizzandosi su pochi temi, approfonditi con reportage, opinioni, analisi, servizi fotografici. Se questa formula avrà successo offrirà una via d'uscita a diversi news magazine in crisi di idententità.
Passando ad un'analisi del nuovo giornale è evidente lo sforzo di ripulire le pagine dai segni grafici superflui, semplificare l'impaginazione e restituire centralità ai testi. Il giornale è ora strutturato in 4 sezioni, la prima con (pochi) fatti della settimana, la seconda con le opinioni, la terza con le storie e i reportage, la quarta con le pagine culturali. La fotografia, praticamente assente nelle prime due e poco significativa nell'ultima, trova largo spazio nella sezione centrale dei servizi (Features), dove si privilegia il racconto di un singolo autore, evitando gli assemblaggi di immagini provenienti da diverse fonti. I temi si sono ridotti, gli articoli sono diminuiti, ma sembra essere aumentato il livello di approfondimento complessivo.
Dal punto di vista della leggibilità, la prima parte sembra un po' troppo confusa con la pubblicità, mentre nella seconda la distinzione diviene più netta e il giornale più leggibile.
Il nuovo corso è stato accolto con scetticismo da Mario Garcia , leader di Garcia Media e tra i massimi esperti di design editoriale, che sottolinea le incongruenze nelle scelte del font e di impaginazione, che, a suo avviso, non valorizzano la qualità principale del giornale: raccontare storie. L'aspetto generale del magazine è sì molto cambiato, ma reasta a metà strada tra lo stile severo e orientato al testo dell'Economist, quello di un tabloid e (soprattutto) quello di un supplemento mensile contentitore di pubblicità (advertorial supplement). Infine le parole più severe le riserva alla scarsa congruenza tra grafica e contenuti, di cui è invece un acceso sostenitore, imputabile al ruolo predominante assunto da una grafica fine a se stessa nel progetto dello studio grafico Number 17. Nel suo blog offre comunque lo spazio a una delle editor responsibili del nuovo design, Kathleen Deveny, che spiega le ragioni sue e dell'editore.
Anche Daryl Lang su PDN sembra tutt'altro che entusiasta, anche se il bilancio complessivo sembra in pareggio tra pro e contro.
Pure il New York Post è piuttosto critico, per motivi editoriali e politici soprattutto.
In Italia infine abbiamo trovato una presentazione del nuovo magazine sul Corriere in un articolo di Enrica Roddolo, scritto però prima che effettivamente uscisse il primo numero, in cui è sottolineata la volontà di avvicinarsi al modello Economist. Riportiamo poi una critica, conseguente all'uscita del nuovo magazine in questo caso, di Christian Rocca , giornalista del Foglio, che nel suo blog analizza lo scenario editoriale e di mercato in cui è maturata la trasformazione e sottolinea lo slittamento verso un giornale d'elite come l'Economist, contemporaneamente criticando la nuova grafica, definità scialba.
I contenuti della rivista sono presentati in un nuovo sommario, intitolato, con un evidente gioco di parole "New Week", dove è evidenziata la suddivisione in 4 sezioni: Scope, con le principali notizie della settimana trascorsa, The Take, con le opinioni degli editorialisti, Features, con i servizi e le storie e dove si trova anche il grosso dei contenuti fotografici, ed infine Culture.
Dopo il sommario si trovano la pagina delle lettere e un articolo di fondo.
Le notizie della settimana sono fortemente selezionate nel numero, contengono poche, e piccole, fotografie, e molto testo.
La pagina introduttiva delle opinioni, ancora con la banda rossa per il sommario interno e la dichiarazione introduttiva.
La pagina delle opinioni, con un piccolo ritratto dell'editorialista, tanto inchiostro, e una striscia orizzontale, che corre in alto lungo la doppia pagina, formata da fotografie collegate ai temi analizzati.
Anche l'introduzione alla sezione Features mantiene le stesse caretteristiche delle due precedenti.
Sopra e sotto sono mostrate le due doppie pagine della cover story, con un pezzo del direttore Fareed Zakaria e un servizio fotografico posizionato lungo una striscia centrale di Benjamin Lowy, di VII.
Nella foto precendete e nella seguente il secondo servizio della cover story, con un pezzo di Daniel Stone, Eve Conant e John Barry e servizio fotografico di Ethan Hill.
Nella riproduzione sopra e in quella sotto uno dei due principali servizi fotografici del numero (l'altro è un portfolio di Guy Tillim pubblicato più avanti), ancora riferito alla cover story e in particolare al nuovo esercito iracheno, addestrato dagli americani e dai loro alleati. Il servizio in bianco e nero, cui sono dedicate due doppie pagine, è di Christopher Anderson.
Con la copertina dedicata ad Obama Newsweek è uscito con il numero del 25 maggio con il nuovo aspetto.
Qui sopra si possono vedere la copertina e sotto le pagina interne dell'ultimo numero del vecchio Newsweek.
Nella riproduzione sopra si può vedere come appariva il sommario del vecchio Newsweek.
La sezione Periscope riassumeva le principali notizie della settimana.
Qui sopra come appariva la doppia pagina di apertura della cover story, dedicata in questo caso all'influenza A, in un servizio di 7 pagine con il testo di Laurie Garrett, illustrato da fotografie provenienti da diverse agenzie e da diversi grafici e box di approfondimento. Nelle riproduzioni seguenti le altre pagine del servizio.
La scelta di cambiare, ripulire il giornale, rendendolo un prodotto soprattutto da leggere, ricco di approfondimenti, anche fotografici, prende atto dell’impossibilità per un settimanale cartaceo di correre dietro alle breaking news da un lato e di fingersi sito web dall’altro. Il bombardamento quotidiano di notizie a tutte le ore, proveniente dai più vari strumenti rende completamente superfluo, quasi fastidioso, l’ennesimo riassunto delle stesse notizie. Canali televisivi all news, siti internet, blog, giornali online, news sul telefonino, giornali gratuiti in metropolitana, radio, schermi televisivi nei luoghi pubblici, sul metro, sugli autobus, nelle stazioni, senza contare i vecchi quotidiani tradizionali, non per nulla in crisi, ci pensano già 24 ore al giorno a tenerci sufficientemente informati. In una giornata incontriamo le stesse notizie decine, se non centinaia di volte. Dopo una settimana il riassunto di tutto questo è ridondante. Quello che semmai si chiede è il senso complessivo, una gerarchia di valore, un’interpretazione, da confrontare con altre e soprattutto con la propria.
Con l’esplosione della rete, la prima reazione della carta stampata è stata quella di imitarla, senza tuttavia possederne le straordinarie caratteristiche multimediali e di link: nella forma, incastrando foto, box, testi, fingendosi multimediale, pur restando irrimediabilmente statica; nei contenuti, alleggerendoli sempre di più; nella lunghezza dei testi, adattati alla fruizione su schermo. Per la verità anche il tempo, la pazienza e l’attenzione dei lettori sembra essersi ridotta e un giornale come il New York Times domenicale è leggibile per intero avendo una settimana di tempo.
La scelta di Newsweek è in questo senso chiara, è come se il giornale dicesse ai suoi lettori: qui non trovate tutto, non è un supermercato delle news, ci saranno analisi raffinate, reportage approfonditi, commenti e opinioni. Non sarete contemporaneamente informati sulla strategia di uscita dall’Iraq, la ricetta della torta alle noci e le tendenze della moda sulle spiagge californiane. Ci sarà del giornalismo di approfondimento sui temi globali. Ci saranno i fatti, ne analizzeremo pochi, da diversi punti di vista. Con questi strumenti potrai farti un’opinione. Non ti portiamo intorno al mondo, il vecchio adagio dei vecchi magazine, perché il mondo già entra ad ogni ora e da ogni pertugio nel tuo spazio privato, ti offriamo invece un’interpretazione sugli eventi principali della politica e della cultura globali. Non sei più un bambino, non serve mostrarti le meraviglie del mondo naturale e delle scoperte scientifiche, le conquiste del progresso e i fatti singolari del mondo. Sappiamo bene che da anni ormai sei passato dall’”Oohh” meravigliato anni 50, al distratto “Ah” di chi ne ha già sentite troppe e troppe volte. Caro lettore, se ti interessa sapere cosa c’è al cinema o come si prepara il tacchino sulla west coast quest’anno troverai decine di siti, blog, giornali, forum in cui soddisfare la tua curiosità. Se ci compri è perché pensi che qui puoi avere accesso a un’informazione di grande qualità. La quantità non ci interessa.
In effetti l’informazione generica, le breaking news, sono date per scontate dal pubblico, che se le aspetta (e le riceve) gratis tra l’altro. Per convincere qualcuno a pagare, bisogna offrirgli qualcosa in più, o di diverso.
Newsweek ci prova così.