La rivolta dei fotografi di cronaca

  • fonte: gruppo di fotografi AltaPressioneFotogiornalismo
  • nota: simbolo grafico della protesta
Cosa sta succedendo tra i fotografi che si occupano quotidianamente di cronaca e le agenzie che li ingaggiano, utilizzando il loro lavoro a fronte di compensi sempre più bassi? Abbiamo già raccontato l'inizio di questa protesta e alcuni suoi sviluppi, ma con questo speciale vogliamo ripercorrere tutta la vicenda e indicare alcune delle risorse disponibili per comprenderne meglio le ragioni e le possibili soluzioni.
Tutto comincia il 5 marzo 2010 quando un nutrito gruppo di fotoreporter di tutta Italia invia alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (il Sindacato Unitario dei Giornalisti) e all'Ordine dei Giornalisti una lettera nella quale analizza lucidamente il fenomeno e chiede alle due organizzazioni una "severa verifica della legittimità della natura dei rapporti di lavoro che legano i fotoreporter alle agenzie fotografiche e le stesse agenzie agli editori".
Il testo completo della denuncia è leggibile all'inizio del blog dedicato alla protesta (www.myspace.com/pressionefotogiornalismo ).

Successivamente un analogo appello viene rivolto dagli stessi cronisti ai direttori delle principali testate e ai comitati di redazione, chiamandoli alla loro responsabilità in quanto firmatari di accordi al ribasso con le agenzie.
  • didascalia: Milano, Circolo della Stampa, conferenza stampa di Bersani. I fotogiornalisti milanesi si rifiutano di scattare fotografie. 5 marzo 2010
  • fonte: gruppo di fotografi AltaPressioneFotogiornalismo
La rivolta è condotta anche sul terreno di lavoro dei fotografi, che lasciano volantini e spiegano le loro ragioni durante gli avvenimenti che coprono quotidianamente. La prima occasione (nella quale si rifiutano di scattare fotografie per dare maggior peso alle loro richieste) è una conferenza stampa di Bersani a Milano (Circolo della Stampa) il 5 marzo.
La protesta ha il suo fulcro a Milano.
Il Gruppo di Specializzazione dei Giornalisti dell'Informazione Visiva (GSGIV, un gruppo che fa parte dell'articolazione regionale lombarda della FNSI, l'Associazione Lombarda dei Giornalisti) immediatamente raccoglie e rilancia gli appelli, approfondendo la questione e dedicandole parecchie newsletter, con cadenza giornaliera.

Il 10 marzo il vertice del Sindacato Nazionale dei Giornalisti, riunito a Roma, si occupa della protesta.
Nel frattempo sono continuate la distribuzione dei volantini e lo "sciopero dello scatto" durante altri incontri. Le conferenze stampa di Maroni (a Milano), Formigoni (sempre a Milano, il 9 marzo) sono teatro della protesta. Le immagini sono visibili tra i contributi del blog AltaPressioneFotogiornalismo .
  • didascalia: Milano, sede del Corriere della Sera. Il direttore Ferruccio De Bortoli prende visione del comunicato e accetta un incontro. 10 marzo 2010
  • fonte: gruppo di fotografi AltaPressioneFotogiornalismo
Sempre il 10 marzo, ad uno degli eventi quotidiani, in programma presso la sede del Corriere della Sera, i cronisti riescono ad accennare le loro ragioni a Ferruccio De Bortoli, che accetta di incontrarli con maggior calma per discutere di possibili soluzioni.
Il giorno seguente, a Potenza, durante una conferenza stampa di D'Alema, si ripete lo "sciopero dello scatto". E il 12 marzo, a lato di una manifestazione dei lavoratori a Milano, i cronisti distribuiscono simboliche foto deprezzate a 2 € l'una.
Il coinvolgimento del Sindacato diventa più diretto con un incontro (ancora il 12 marzo, a Milano) con Guido Besana, dirigente nazionale della FNSI. I contenuti degli argomenti da discutere sono messi a punto con un fitto e convulso scambio di mail che coinvolge decine di fotoreporter in tutta Italia. Il sindacato si impegna a chiedere un incontro urgente con gli editori.

Un articolo che denunciava i meccanismi perversi che avrebbero portato alla situazione attuale viene rilanciato (a 13 anni dalla sua prima pubblicazione) sulle pagine del sito www.lsdi.it (Libertà di Stampa, Diritto all'Informazione), apparso originariamente su "Il Giornalismo" a firma di Amedeo Vergani.

La protesta si allarga anche nel Veneto, dove la locale sezione del Sindacato chiede chiarezza e propone l'utilizzo di fondi europei per contrastare la crisi.
  • firma: Milano, Circolo della Stampa, assemblea dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia per l'approvazione del bilancio. 19 marzo 2010
  • fonte: gruppo di fotografi AltaPressioneFotogiornalismo
Durante l'assemblea annuale dell'OdG della Lombardia, il 19 marzo, alla quale partecipano compatti quasi una quarantina di fotoreporter iscritti all'ordine, sale la tensione. Il voto di protesta, contrario all'approvazione del bilancio, è finalizzato alla richiesta di un coinvolgimento dei rappresentanti dei giornalisti in Lombardia nel far rientrare le agenzie tra i soggetti su cui l'Ordine deve vigilare. Il video e le immagini dell'evento mostrano chiaramente l'asprezza del dibattito.

Comincia a farsi sentire anche l'opinione di un'altra delle parti in causa: la direzione dei giornali. In un incontro con De Bortoli (Corriere della Sera) una delegazione di fotoreporter, guidata da Massimo Viegi, uno dei promotori della protesta, spiega le possibili soluzioni. Il direttore ammette che l'accordo che il suo quotidiano ha in esclusiva con un'agenzia ha fatto scendere la qualità dell'informazione fotografica, cosa alla quale afferma di voler porre rimedio.
Intanto, il 24 marzo, l'OdG, riunito a Roma, approva un decalogo di autodisciplina per i fotogiornalisti, la cui bozza è stata discussa anche dai cronisti riuniti a Milano.
Il decalogo (di cui abbiamo già dato notizia) è introdotto e motivato da una lettera dell'OdG in cui si dà chiaro sostegno alla protesta dei fotoreporter, pur nella consapevolezza che attualmente buona parte di essi non sono inquadrati come giornalisti.
Gli sviluppi più recenti vedono come protagonisti l'Unione Stampa Periodica Italiana (organismo che rappresenta le realtà editoriali più piccole, ad esempio le riviste di settore, i fogli di collegamento delle onlus, i periodici locali) e la Fnsi. Il 30 marzo hanno siglato un accordo che stabilisce le tariffe minime per alcune prestazioni giornalistiche tra cui anche la fornitura di immagini e di servizi fotografici. E' da notare che si tratta della prima volta che in Italia si stipula un accordo del genere tra editori e sindacato.
La notizia e il testo completo dell'accordo sono disponibili sui siti delle due organizzazioni ( Fnsi e Uspi ).

La vicenda non è chiusa. I fotografi continuano a discutere attraverso una mailing list dedicata e riunendosi settimanalmente a Milano. Le riflessioni abbracciano un vasto campo che va delle misure legislative, agli accordi di categoria, alla compattazione del consenso attorno ad alcune priorità da proporre ai candidati alle prossime elezioni dell'OdG (previste per maggio).

Noi continueremo a seguirne gli sviluppi e, non essendo semplici spettatori, se necessario e utile faremo la nostra parte.

Questi i link utili:

altapressionefotogiornalismo@gmail.com
http://www.myspace.com/pressionefotogiornalismo
blogs.myspace.com/pressionefotogiornalismo
http://salviamoilfotogiornalismoitaliano.blogspot.com/
http://www.facebook.com/home.php#!/group.php?v=wall&gid=391479942177