Femminicidio, dieci proposte per un'adeguata informazione

  • fonte: http://societyandsocial.com/categorie/diritti/#jp-carousel-215
  • nota: GOLD KNUKLES - Against Domestic Violence Advertising Agency: Publicis Zurich Client: Frauen Zentrale Zurich (2004)

Dieci spunti di riflessione per stimolare i mass media italiani a essere parte attiva di un cambiamento culturale riguardo alla violenza sulle donne: li propone il blog del Corriere della Sera "La27ora", uno spazio al femminile attorno a cui – come si legge nello stesso – si è creata una libera comunità di giornalisti, collaboratori, esperti e lettori che hanno condiviso, anche su questo tema, le loro osservazioni e idee.

 

Tra le varie proposte, vi sono per esempio quella di evitare di riferirsi alle donne sempre come "soggetti deboli", incapaci di difendersi e di allontanarsi da un compagno violento, e quella di non utilizzare nei titoli e nei testi frasi fatte come "raptus di gelosia", "omicidio passionale", "l'amava moltissimo". Come viene fatto presente, infatti, è importante cercare di ricostruire il più dettagliatamente possibile e senza cliché le storie di violenza, ciò che ha preceduto l’atto finale, e anche dare spazio a modelli positivi, di donne che sono riuscite a "venirne fuori".

 

Nel blog si invita a far attenzione anche alle immagini utilizzate. «Tendiamo a proporre ai lettori solo le facce, i corpi, i sorrisi delle donne ferite o uccise» si legge infatti. «Le chiamiamo con disinvoltura Angela, Maria, Serena. Rubiamo le loro immagini da Fb. Ma dove sono gli uomini che commettono quei reati? Spesso sono solo ombre, e ombre restano, in quanto tali indecifrabili. E così non facciamo alcun passo avanti nel tentativo di decifrare il male. Anche quegli uomini che sono stati protagonisti di atti violenti hanno un percorso che è utile chiarire: non giustificare, ma capire sì. La tentazione che ci fa riempire giornali, siti dei giornali, tg, di facce di donne assassinate o pestate scivola anche nelle pubblicità progresso. Anche qui volti tumefatti di donne, mentre gli uomini attori della violenza restano eternamente invisibili».

 

«Troppo spesso l'aggressore gode dell'anonimato, pure fotografico» concorda l'associazione Gi.U.Li.A (Giornaliste Unite Libere e Autonome), che ha lanciato la prima edizione di un premio volto a promuovere nuove modalità di raffigurazione di queste tematiche. «La sfida – spiegano le organizzatrici – è dare forma ad un'idea innovativa, o insolita o drammatica o divertente, purché rivoluzioni l'attuale maniera (vecchia, deprimente, offensiva) di illustrare le violenze sulle donne».