Lenta dissoluzione del fotogiornalismo.

  • didascalia: In America è già stato ribattezzato «Cat Man». Quest'uomo, preoccupato dall'arrivo di Rita, il nuovo uragano che sta minacciando la costa della Florida, ha caricato su uno scooter i suoi tre gatti e lasciato Key West per dirigersi a Miami
  • firma: (Ap)
  • fonte: http://www.corriere.it/gallerie/2005/09_Settembre/19/cat.shtml
  • titolo articolo: IN FUGA CON I GATTI
  • nota: Oggi: gnocchi.
Se dovesse capitarvi di curiosare in internet nelle gallerie fotografiche dei giornali, potrete trovare delle simpatiche sorprese. Simpatiche, quanto rubriche di cucina.
In alcune edizioni di quotidiani italiani on-line potete trovare la rubrica "Foto del giorno" – (Sarebbe carino usare l'italiano: "LE foto del giorno".) - nella quale troviamo gli ingredienti che hanno condito la giornata di qualcuno pagato per sobbarcarsi la scelta delle imagini da pubblicarci.
Sembra fatta da una persona sola, vista l'esigua quantità di foto, con tanta buona volontà; sarebbe curioso sapere in quanti ci lavorano, conoscendo le potenzialità di pubblicazione dei moderni software.

--> Alla galleria de il Corriere.it

In altre testate troviamo "Foto & Video" (per fortuna hanno dismesso il cine-foto-ottica), dove abbiamo forse uno sforzo quantitativo notevole nella scelta e nella pubblicazione delle foto; purtroppo tale sforzo non produce un risultato all'altezza delle aspettative ingenerate dalla prima schermata, e le didascalie sembrano scritte in economia; forse anche qui sono in pochi.
Volendo è facile: data, luogo, qualche informazione in più e autore. Ovvero potrebbe essere sensato pubblicare direttamente le "info su file" scritte dai fotografi, basta uno script nei moderni software, cosi si responsabilizzano anche loro. Con didascalie precise le foto, usate bene, possono essere molto utili.
Non sono semplice "colore": sono informazioni.

--> Alla galleria de la Repubblica.it

In altre "gallerie" troviamo le foto dei lettori e le "foto-notizie" dal mondo.
Quasi ad alimentare la speranza esistano ancora notizie sintetizzabili con una foto: omettendo movimenti finanziari, economici, politici, sociologici e ideologici.
Nel menù di navigazione delle foto in questo sito torna il "nomefoto.jpg" con una grafica, ovviamente, all'altezza del prodotto. E non sarebbe male pagare un ragazzino smanettone per metterlo a posto.

--> Alla Stampa.it

In altre edizioni on-line di molti giornali italiani troviamo: il nulla. Il vuoto.
Tolti i soliti due principali quotidiani italiani il resto è vuoto, è all'età della pietra per quanto riguarda internet. Dopo dieci anni (pensate alla prima volta che ne avete sentito parlare) siamo ancora ad un internet con tecnologia da terzo mondo e con ergonomia visiva da valutare.
O almeno da scoprire che esiste.
Sono allora allarmanti (per chi lavora qui) ed entusiasmanti (per loro) gli sforzi che stanno facendo nei paesi emergenti, che in qualche modo hanno trovato una via decente di proporsi in internet come strumento d'informazione.

--> St. Petersburg Times

--> Jornal de Angola

Magari con una foto sola, ma la tipologia di sito è la stessa. Forse fatto con più buona volontà, visto che sicuramente le risorse disponibili non sono le stesse.
Proviamo ora ad andare nel primo mondo; nel primo mondo avanzato. Dopo le inserzioni pubblicitarie (che pagano la gratuità del sito), vendita di auto, case e quotazioni di borsa e meteo, dopo i flashes, banners, highlights, popups, etc...troviamo le foto.
Un esempio particolare lo troviamo nel New York Times on line: non ci sono gallerie, la foto viene usata a corredo della notizia. Come nel giornalismo scritto di vecchio stampo.
Le foto accompagnano l'articolo redatto da giornalisti, il testo ha ancora un ruolo dominante.

--> New York Times

Loro sono stati credo tra i primi a sperimentare le potenzialità dell'ipertesto applicate al reportage fotografico di un certo spessore. Evitando facili semplificazioni a mezzo immagine e senza chiamare la foto:-"multimediale".

--> New York Times Special Bosnia - Gilles Peress

Nel Miami Herald possiamo trovare, al contratrio, simpatiche foto di Miami; e della vita in quella citta. Come riescono a cavarsela gli abitanti tra cani, famiglie, obesità e bambini; il più classico giornalismo di provincia. Un semplice contenitore di pubblicità e lifestyles.

--> Miami Herald

Degna di nota è la galleria fotografica del Washington Post, la rubrica "the day in pictures" è abbastanza vasta e riporta diverse notizie dal mondo, le didascalie sono esaustive e, se si ha poco tempo, pare un ottimo strumento per avere un'idea superficiale di ciò che accade nel mondo. Si ha la conferma che nei paesi anglofoni australi non hanno altro da fare se non giocare a criket, o inseguire pinguini; che alcuni indossano (proudly) il kilt anche nell'affermare i diritti delle balene; che in Africa muoiono di fame (la volta che arriva una notizia diversa come la mettiamo?); che i Maomettani hanno il turbante e prendono il bus per fare gli attentati; che i cinesi sono tanti e in pieno boom economico e che i neri giocano meglio a basket. Tutto sotto controllo, as usual: anche oggi gnocchi.

--> Galleria del Washington Post

Complessivamente, possiamo notare una ripetitività iconografica alienante.
Quasi i giorni non passassero, quasi le notizie fossero sempre le stesse. Il quotidiano del mese scorso è uguale. Quasi cambiassero solo: data, luogo e autore.
Volendo sofisticare, entrando nel particolare, si può notare una recrudescenza dell'iperrealismo: sembra quasi che le macchine digitali obblighino, con maschere di contrasto, profili colore o altro, gli utenti (e che non crediamo di essere fotografi: siamo utenti, capiamolo) a propagandare una realtà senza sfumature: senza l'intera gamma tonale percorribile.
Spingendo l'on-off, iperdeterminista, in diversi campi dell'intelligenza applicabile. Con ovviamente il soggetto al centro dell'autofocus, con grandangolo.
Girando diversi siti sembra di vedere un supermercato di giocattoli: applicato alla fotografia e alle notizie. Belle foto, eh, intendiamoci. Roba da professionisti. Roba da 6 scatti al secondo con autofocus continuo. Aspettando la telecamera 24 fps; full-focus; night-vision.
Basterà cercare riflessi, controluce (presto andrà il gotico), o sfocato, o mosso per aderire ai codici odierni.
Sembra che tutta la fotografia professionale guardi in maniera inquietante l'annuario del World Press Photo come il catalogo dell'Ikea, per quanto riguarda le "proposte stilistiche".
Tutti pronti ad imitare le immagini (altezza di ripresa e mosso angolare inclusi) codificate da quanti vengono pubblicati, o vincono, con merito magari, nelle infinite categorie del World Press Photo.
Banalizzando di fatto le notizie e le informazioni in un pentolone pseudo-estetico che ripete a squarciagola quanto espresso nell'anno dal mercato fotografico. I compiti per casa.
Sembra quasi ci sia un'eco stilistica del World Press Photo ad influenzare la produzione e la scelta, ignorando la rigida definizione delle categorie di notizie da loro imposte.
Con codici e "pattern" applicabili a tutte le notizie, a tutti gli eventi, a prescindere dall'informazione contenuta in essi. A prescindere dall'espressione del soggetto, che latita o si alterna in Photoshop.
Sembra rimanere importante, alla fine, fotografare noi stessi: la nostra cultura, i nostri studi, i nostri sforzi, la nostra ennesima affermazione d'identità. Nell'idolatria di un ego tecnocrate.
Propugnando l'appiattimento estetico della verità: la foto è bella, ma vuota.
Vera? Da non chiedere: se esteticamente "regge".
Aggiungiamo che presto dovremo aspettarci anche una nuova tendenza professionale, vittima delle esigenze, e conseguenti richieste, editoriali del multimediale: le "fotine".
Come siamo abituati a fare le foto per le pagine di apertura, quelle dove inserire agevolmente la grafica del testo, presto ci saranno richieste le "fotine". I foto-pulsanti.
Sintetizzando tutto in una "botta di colore" con 100 pixel, di lato lungo. Le più efficaci saranno quelle con i simboli basilari: sfera, quadro, triangolo e rombo. Magari saranno accettati anche i rettangoli, purché disassati; meglio se verticali.
Immagini comode e dinamiche, per la visualizzazione delle informazioni sul palmare. Informazioni?
Avremo redazioni intere di illustratori-giornalisti (già adesso in alcuni quotidiani il numero dei grafici, che impaginano le pubblicità, supera quello dei giornalisti) e torneremo alla domenica illustrata?
La "fragranza", e conseguente impegno intellettivo necessario, raggiungibile nella composizione di alcune immagini sembra essere stata "dismessa", relegata in musei e gallerie.
E la "qualità d'immagine" è ormai un concetto obsoleto.
Il tutto a favore della possibilità di essere, con scatti in sequenza, professionisti senza professionalità.
Utenti felici:-"you got it".
Troviamo anche alcuni siti dove la foto non esiste ancora, tantomeno la galleria fotografica.
E' presto spiegato: nel mondo occidentale la "banda" ha raggiunto velocità di trasferimento dati che permettono di pubblicare immagini con una risoluzione più che decente. Nei paesi emergenti non possono pubblicare immagini con la stessa facilità e non ne possono fruire con la stessa velocità.
Il prodotto offerto in internet, da multimediale, ritorna ipertestuale. Visto che in internet troviamo una fotografia a due velocità, ci chiediamo nella realtà quale fotografia rimane?
Abbiamo una fotografia del fotografo che ritrae se stesso, e propaganda la sua cultura, la sua civiltà, facedo bene i compiti. O abbiamo qualcuno che si accorge di avere un "soggetto" davanti e che forse (nel tributo ad esso, di dignità e rispetto) non ritiene giusto usare schemi compositivi, di altri, per riportare le informazioni ed esprimere nel migliore dei modi la complessità di una "notizia".
Essendoci una doppia spinta alla banalizzazione e all'appiattimento, da chi sceglie le foto e da chi le scatta, rimane da chiedersi:-"qual è il punto di dissoluzione del fotogiornalismo?".