Adam Bromberg e Oliver Chanarin, fotografi sudafricani con una serie di trascorsi alle dipendenze di Oliviero Toscani nella redazione del magazine Colors, hanno così trascorso 3 mesi alla ricerca del "nuovo" volto del proprio paese a 10 anni di distanza dalla fine dell’ apartheid.
Il reportage compiuto ha finito col ribadire la contraddizione di un paese ancora fortemente in bilico tra grande ricchezza ed estrema povertà, evidenziando il contrasto tra la vita nei ghetti, afflitti soprattutto ma non solo da criminalità e AIDS, e la cieca opulenza dei quartieri residenziali delle città.
Sono soprattutto i volti della gente comune – ritratti da Bromberg e Chanarin con grande umanità e una buona dose di ironia – a raccontarci le storie più disparate, mentre sullo sfondo resta sempre un profondo senso di solitudine e rassegnazione, ma anche di speranza e in alcuni casi, purtroppo, grande qualunquismo.
Il volume (16x20 cm con copertina morbida) è accompagnato da una serie di testi (in inglese) che descrivono le immagini (tutte a colori ) rendendone la visione particolarmente suggestiva e conferendo loro ulteriore densità.
Per la cronaca, il signor Mkhize citato nel titolo è un cittadino qualunque di un sobborgo qualunque di Johannesburg, che racconta di essere già stato fotografato due volte nella sua vita: per il "Pass Book" all’epoca dell’ apartheid, documento che serviva al governo per controllarne i movimenti, e più tardi per l"Identity Book", certificato che gli avrebbe permesso nel 1994 di partecipare alle prime elezioni democratiche del suo paese.
Dieci anni dopo i due autori l’hanno fotografato di nuovo, ma questa volta per il solo piacere di farlo.