a cura di Roberta Valtorta

E' contemporanea la fotografia?

Con interventi di: Luca Massimo Barbero, Gabriel Bauret, Pierre Devin, Bruno Di Bello, Ute Eskildsen, Vittorio Fagone, Christine Frisinghelli, Christian Gattinoni, Frits Gierstberg, Elio Grazioli, Mark Haworth Booth, Andrea Lissoni, Gilles Mora, Gianni Romano, Roberto Signorini, Tereza Siz, Urs Stahel, Francesco Tedeschi, Franco Vaccari, Hripsimè Visser, Hubertus von Amelunxen, Bas Vroege, Silvio Wolf.

Possiamo affermare che questo è un bel libro.
Consideriamolo ossigeno, in un ambiente in discreta e silenziosa ipossia: la fotografia italiana.
E' una raccolta di scritti di grosso spessore. Un buon condensato di significati stimolanti dove diversi autori, di alto livello, rispondono alla domanda:-"è contemporanea la fotografia?".
Partiamo allora dalla domanda: "contemporaneo" può avere due significati: moderno e simultaneo.
Tutte le persone interpellate rispondono sottolineando quale sia stata l'importanza della fotografia nel nostro secolo, a sostegno della sua modernità. Oggettivamente nessuna tecnologia di comunicazione, nel mondo occidentale, è stata così pervasiva.
L'importanza, l'estensione e la profondità che ha assunto il visivo nei paesi occidentali a seguito di Nicea, del rinascimento e di secoli di storia dell'arte, sono stati "fissati" nella loro diffusione grazie alla riproducibilità della fotografia (anche Gutenberg ha contribuito parecchio).
L'unico che accenna alla doppia accezione del termine chiedendosi contemporanea "a cosa", ma non da risposta, è Luca Massimo Barbero. Peccato perché è l'unico che nota quanto sia importante la simultaneità. La fotografia è contemporanea a se stessa, la sua diffusione ha determinato lo squilibrio visivo della nostra cultura: parliamo da dentro la fotografia.
Fortunatamente negli anni siamo arrivati a definire l'immagine, prescindendo dalla sua unicità, per quello che realmente è: intuizione, oltre lo spazio. Il passato esteso nell'infinito presente, a confondere l'attualità.
A diffondere, reiterare, dissacrare, simulare la superficie del reale. Con la possibilità di creare universi verosimili, adattati alle esigenze. Un bel libro.
Raggelante rimane, per chi si occupa di fotogiornalismo, l' inquietante frase di Galileo Galilei in chiusura dello scritto di Silvio Wolf:-"l'ultima cosa che importa in ciò che dice il poeta è che ciò che dice sia vero".
Auguriamoci i fotogiornalisti riconoscano ai loro soggetti il diritto alla verità.
E resta la domanda: è contemporaneo il museo? e il fotogiornalismo?