Il mondo visto dagli occhi dei paparazzi di Los Angeles, una vita fatta di appostamenti, interminabili attese, foto straordinarie, per quanto tecnicamente e qualitativamente mediocri, millanterie (chi ha realmente scattato la foto di Britney Spears che si taglia i capelli a zero?), compensi a 4 zeri, giri d’affari milionari (la X17 ha guadagnato nel 2007 grazie alle foto della sola Britney Spears circa 3 milioni di dollari), in un breve racconto di David Samuels, il quale riporta, con ironia e leggerezza, la cronaca dei giorni passati con alcuni dei 70 fotografi (paps in gergo) dell’agenzia specializzata X17. Diretta da un francese trapiantato a Los Angeles, diplomato all’Ecole Superieure Normale di Parigi di nome Francois Navarre, ma noto nell’ambiente come Regis, la X17 ha rivoluzionato il mestiere, formando vere e proprie squadre di paparazzi, composte perlopiù da giovani e spregiudicati sudamericani, superando così, per quantità e qualità dell’offerta, il lavoro solitario dei reporter tradizionali. La X17, e le analoghe agenzie nate negli ultimi anni, segnano il passaggio dall’era artigianale a quella industriale nel mercato delle paparazzate.
L’intuizione, alla base di questo straordinario successo, è la stessa che ha convinto Bonnie Fuller, editore del magazine popolare US Weekly, a istituire una rubrica fissa dal titolo “Stars - They are just like Us”, è che il pubblico e i media, compresi quelli tradizionali e autorevoli, sono ovviamente ghiotti di immagini “straordinarie” (dai gemelli di Pitt e Jolie a Britney Spears che si rapa a zero apparentemente fuori di testa, da Paris Hilton che scende dall’auto senza mutande a Lindsay Lohan ubriaca con il nuovo amante,..), ma che in mancanza di queste, impossibili da ottenere in serie ogni giorno, sono ugualmente curiosi di vedere le celebrità nella loro normale, e spesso banale, vita quotidiana: Madonna che in tuta da ginnastica porta a passeggio la figlia, Gwyneth Paltrow mal vestita e struccata che va a fare la spesa, ecc. Questa è la vera miniera d’oro, inesauribile, per paparazzi e agenzie, perché queste fotografie sono ormai richieste, non solo dai siti scandalistici specializzati, ma perfino dai giornali e dai media autorevoli e tradizionali. Si vedano le immagini e i blog dei tre principali siti web specializzati e citati nel libro: http://x17online.com ; http://perezhilton.com e www.tmz.com , e le gallerie di repubblica.it e corriere.it: le star, le immagini, le storie sono praticamente le stesse. E, per restare all’Italia, il caso Dagospia, che ha guadagnato rilevanza e autorevolezza mescolando gossip e politica, news e paparazzate, commenti autorevoli e immagini scandalistiche.
I paparazzi, nell’era dell’infoteinment, non sono più la degenerazione, l’eccezione, la piaga da estirpare, ma il cuore del sistema, in un mondo che, anche grazie alla rete, si scopre voyeur come non mai.
La California di Schwarzenegger sta inasprendo le pene contro i paparazzi, aumentando i divieti, cercando di rendere più difficile questo lavoro, su richiesta degli abitanti delle zone più calde e con la più alta concentrazione di celebrities di Los Angeles (West Hollywood, Beverly Hills, Malibu e Calabasas). C’è però il sospetto che neppure il severo intervento statale e le pressioni delle star a stelle e strisce possano fermare una tale macchina da soldi. Si era detto che dopo la morte di Lady Diana la vita dei paparazzi sarebbe stata talmente difficile da portare alla scomparsa della professione. Il racconto di David Samuels e il caso Britney Spears al momento dimostrano il contrario.