Roberta Valtorta

Il pensiero dei fotografi

“ Era già la fine di maggio del 1875… Dopo essere stati a Yellowstone, ci dirigemmo verso Tower Creck. Nel punto in cui la corrente arriva nella gola la vista è meravigliosa – ma riprenderla sulla lastra di vetro dal letto del fiume si trasformò nel mio più grande problema fotografico dell’anno. Arrampicarsi su e giù per le ripide pareti del canyon non era una impresa insuperabile, e nemmeno spostare la macchina: ma lo era mettere la camera oscura a sufficiente distanza per poter lavorare, e infatti in assenza di un aiuto meccanico questo non si poteva fare. […] Dopo aver sistemato la macchina in fondo alla gola e dopo aver messo a fuoco, preparavo una lastra, la rinforzavo con carta assorbente bagnata, poi scivolavo giù, anzi ruzzolavo giù fino alla macchina, ed esponevo. Fatta la ripresa, dovevo risalire portando la lastra avvolta in un panno umido. […] La fine del giorno ci vide esausti ma orgogliosi, e avevamo motivo di essere soddisfatti, perché nemmeno una sola lastra si era seccata prima dello sviluppo.”

“Il più bello, il più semplice di tutti i riflessi è quello spontaneo con cui si cerca di trattenere un istante di felicità che sta per scomparire.”

“Ho ricevuto una e-mail che diceva che la nostra relazione era finita. Non sapevo che cosa rispondere. Era come se il messaggio non fosse rivolto a me. Finiva con le parole <<Prenditi cura di te>>. Ho seguito il consiglio alla lettera. Ho chiesto a 104 donne (e anche a due marionette e a un pappagallo), scelte in base alla loro professione o alle loro capacità, di interpretare la lettera. Di analizzarla, commentarla, danzarla cantarla. Dissezionarla. Esaurirla. Capirla in mia vece. Rispondere al posto mio. È stato come concedersi il tempo necessario alla rottura. Un modo per prendermi cura di me.”

I tre passi sono tratti dagli scritti di William Henry Jackson, Robert Doisneau e Sophie Calle, riportati da Roberta Valtorta nel suo libro, che, attraverso le parole degli autori, ci conduce lungo

lo sviluppo della storia della fotografia, dalle origini ai nostri giorni. Ciascuno dei 21 capitoli in cui è diviso il libro si apre con un’introduzione storica, che fornisce gli strumenti per comprendere le parole degli autori, raccolte nelle 21 piccole antologie.

Gli scritti dei fotografi, laddove hanno tenuto un diario durante il lavoro, ovvero quando lo hanno riguardato criticamente ex post, ci fanno immergere nel clima delle diverse epoche, permettendoci di capire meglio le pulsioni, le preoccupazioni, i desideri e le ansie, che hanno accompagnato il lavoro dei maestri della fotografia, specchio dei diversi periodi storici, culturali, tecnologici.

Il diario di William Henry Jackson, ci ricorda che nei primi anni l’opera dei fotografi si scontrava anche e soprattutto con i limiti dello strumento, con la macchinosità dei procedimenti fisici e chimici, di ripresa, sviluppo e fissaggio: per Jackson il principale problema è non far seccare la lastra di vetro prima di averla sviluppata. Riuscirci in condizioni estreme costituisce già un successo.

Risolti i problemi tecnici, per la fotografia si aprono infinite possibilità, e gli atteggiamenti nei confronti del mezzo sono specchio di diverse visioni della vita e della sua rappresentazione: Robert Doisneau riflette un sentimento diffuso nella fotografia umanista francese degli anni 50 (e anche oltre), che vede il fotografo alla ricerca del momento decisivo in cui la scena, prelevata dal fluire della realtà, raggiunge un supposto vertice di senso e di bellezza. Al fotografo la sensibilità e l’abilità di coglierla.

Negli anni questa fiducia, la capacità di raccontare il mondo “così com’è”, lascia il posto alla diffusa sensazione che la fotografia possa al massimo raccontare il mondo così “così come appare”, da una specifica condizione spaziale, temporale, esistenziale, filtrando la realtà attraverso la visione individuale. Come dimostra bene il brano di Sophie Calle.

Questo di Roberta Valtorta è un libro con due livelli di lettura, possiamo così seguire l’affascinante svolgersi della storia della fotografia, descritta con chiarezza nelle introduzioni, punto di partenza per successivi approfondimenti tematici, oppure immergerci nei brani delle antologie, per comprendere meglio l’opera dei grandi autori e intraprendere letture e studi monografici.

L’intreccio dei due momenti disegna un quadro e un senso complessivo di 180 anni di fotografia.

Federico Della Bella

In rete disponibile una recensione di Marina Miraglia sul sito della SISF.