Tsunami in redazione

  • didascalia: An unidentified woman cries after tidal waves destroyed her house on the coastal areas in Colombo, Sri Lanka.
  • firma: Eranga Jayawardena, AP
  • fonte: Network Associated Press
Ricorderemo le festività per la fine del 2004 prevalentemente per le immagini giornalistiche relative al cataclisma nel sud-est asiatico.
Fotoinfo ha cercato, come sempre, di monitorare la stampa italiana e quella internazionale. In questo osservatorio tratteremo quattro temi, distinti ma convergenti:
a) la consueta, diffusa polarizzazione nella scelta delle foto,
b) le scivolate - e le cadute rovinose – di alcuni giornali (per una volta stranieri),
c) la difficoltà di trattare correttamente, dal punto di vista dell'informazione visiva, "il dolore degli altri" e la morte,
d) il rapporto tra titoli e foto (uso evocativo o informativo).
Il 26 dicembre si è verificata l'onda anomala, e il 27 tutti i giornali hanno riportato la notizia con enorme risalto e grande quantità di immagini. La difficoltà del primo giorno, per chi impagina i giornali, è consistita nello scegliere da un lato immagini che raccontassero le devastazioni e le distruzioni, e dall'altro immagini di sofferenza individuale, inseguendo l'ideale di una sintesi impossibile da trovare tra l'uomo e le cose, tra la parte e il tutto. Abbiamo curiosato, come spesso facciamo, nel sito www.newseum.org alla ricerca delle prime pagine dei quotidiani di mezzo mondo e abbiamo trovato che tre sono state le fotografie di gran lunga più pubblicate in prima pagina. Molto spesso, utilizzandone una soltanto, ma di grandi dimensioni. Cosa interessante, le vediamo invece qui sotto tutte e tre con pari dignità, nella prima del New York Times, dove sono precedute in alto da una cartina geografica della zona interessata dal maremoto. Con un uso prettamente informativo delle immagini, classico nel giornalismo anglosassone di qualità, accompagnate a titolazioni altamente informative con qualche parola interpretativa tipo "disaster", "catastrophe" che si discosta dal mero trasferimento delle informazioni relative all'evento.
  • nota: Il New York Times del 27 12 04
Vediamo, dall'alto verso il basso, l'immagine di una donna dello Sri Lanka (foto di Eranga Jayawardena, AP) in primo piano che per la disperazione si porta le mani al volto. Seguono due immagini: una, scattata in India, di oggetti e cose varie che galleggiano o emergono dalle onde di un litorale marino devastato ed un'altra, uno scorcio di una strada di Phuket, in Thailandia, nella quale ingenti quantità di macerie, oggetti, carcasse di auto accatastate, si susseguono nel totale sconquasso del normale assetto urbano (foto di Karim Khamzin, AP). Tre immagini eloquenti. Le tre immagini più eloquenti, a giudizio della stragrande maggioranza dei quotidiani internazionali.
A titolo di esempio, pubblichiamo qui di seguito alcune prime pagine con le immagini appena descritte, ricordando che si tratta pur sempre di pochi esempi tra i tantissimi disponibili.
  • nota: quotidiani usciti il 27 dicembre 2004
  • nota: quotidiani usciti il 27 dicembre 2004
  • nota: quotidiani usciti il 27 dicembre 2004
  • nota: quotidiani usciti il 27 dicembre 2004
  • nota: quotidiani usciti il 27 dicembre 2004
Qualche testata non ha resistito alla tentazione di vedere realizzata la sintesi impossibile, quella che combina le espressioni di strazio dei singoli per la catastrofe avvenuta con gli effetti sull'ambiente e sul paesaggio antropizzato. Come esempio abbiamo trovato il quotidiano turco Zaman, dove la donna disperata in primissimo piano è stata presa da un'altra foto, scontornata e sovrapposta sull'immagine che ne costituisce lo sfondo. Qui il testo non siamo in grado di tradurlo ma dall'uso dell'immagine deduciamo che l'intento "evocativo", nella gestione della notizia, prevarica quello informativo, puntando quindi sul sensazionalismo.
  • nota: quotidiano uscito il 27 dicembre 2004
Curiosamente, misteri delle agenzie italiane, molti quotidiani del nostro paese, e soltanto loro, hanno invece utilizzato in apertura il giorno 27 dicembre un'immagine tratta da un fermo-immagine video, che l'Ansa ha reso disponibile nel circuito dei suoi abbonati. Vi si vede un uomo che regge tra le braccia il corpo inanimato di un bambino vittima del maremoto. L’hanno usata in vari formati, ma sempre con grande risalto in prima pagina, molti quotidiani nazionali, tra i quali Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Gazzettino, e altri.
Sulla prima pagina del Corriere, se si eccettua un editoriale dedicato alla politica interna, l'attenzione alla catastrofe delle cose e delle persone è sottolineata dal virgolettato: "Ho visto bambini sparire" accanto all'immagine che dicevamo. Il Gazzettino, laconico a 9 colonne, riporta il classico cosa - dove, la tragedia del singolo con la mappa del luogo (anche se, per la fretta o per mancanza di dati aggiornati, la cartina lascia fuori proprio l'epicentro del sisma, così ignorando tutto l'Oceano Indiano, l'India e Sri Lanka). La Repubblica scomoda invece la Bibbia per accomunarci tutti nel "drama" del singolo a sei colonne. Qui il potere evocativo supera di gran lunga quello informativo. (Ci chiediamo a quali altri termini, dotati di maggiore forza evocativa di 'apocalisse', avrebbe potuto far ricorso Repubblica se, anziché annunciare le dodicimila vittime stimate in quelle prime ore avesse avuto il conteggio definitivo, che è di oltre dieci volte superiore.)
  • nota: quotidiani usciti il 27 dicembre 2004
Altra curiosità è costituita dalle prime pagine del giorno successivo, il 28 dicembre. Molti quotidiani italiani, tra i quali citiamo Il Messaggero, Libero, il manifesto, Liberazione e altri ancora, hanno aperto con una fotografia (o sottili varianti e arditi tagli della stessa) pubblicata in un grande formato (foto di Arko Datta, Reuters).
  • nota: quotidiani usciti il 28 dicembre 2004
L' immagine, e questa è la singolarità, era già disponibile dal giorno precedente, come evidenziato dal fatto che il quotidiano olandese Rotterdams Dagblad l'aveva pubblicata proprio il 27 dicembre. E' questo un altro esempio di come foto ritenute particolamente toccanti, che suscitano emozioni forti, vengono a volte spacciate come 'la più rilevante notizia visiva del giorno' pur essendo già "vecchie" di oltre 24 ore. Questa stessa foto verrà scelta come copertina del numero speciale del settimanale Gente, uscito con un'edizione straordinaria il 30 dicembre. In questo ultimo caso la foto di copertina è stata scelta tra le tante già disponibili, in quanto volta a riportare l'eccezionalità dell'evento sismico nell'ambito degli affetti intimi di una famiglia come tante, come d'altra parte ulteriormente sottolineato dalla didascalia tramite l'uso di termini quali "un papà" e "una mamma".
In questi casi l'uso dell'immagine è esclusivamente evocativo, nulla di informativo, anche se la consueta ricchezza delle "caption" delle foto d'agenzia ne darebbe la possibilità, rimanendo, ahimé, quasi sempre ignorate dai giornali italiani: sembra che questi facciano a gara per dare un'interpretazione, per esaltare il pathos dell'evento. Invece di informazioni abbiamo la comprensione per "immedesimazione" con gli sventurati. Grazie anche alle didascalie ed al testo: fango, terrore, morte, madre natura, casca il mondo, l'apocalisse.
Nell’ambito delle scelte discutibili, per non dire di peggio, possiamo annoverare anche la prima pagina del tabloid newyorkese Daily News del 28 dicembre. Qui la top model Petra Nomcova, ritratta (tempo addietro) sorridente e in posa scherzosa accanto al fidanzato, racconta la sua versione della tragedia vissuta in una località di villeggiatura del sud-est asiatico, nella quale ha perso la vita proprio il fidanzato. Una mancanza di buon gusto e di tatto che nessun altro giornale ha voluto, fortunatamente, eguagliare.
Abbiamo anche chi, pur in buona fede, ha rifilato la cosiddetta 'bufala'. Si tratta dei giornali, tra i quali il Calgary Herald, che hanno pubblicato un'immagine risalente a due anni prima, riferita ad un'ondata di straordinarie proporzioni sul fiume Qiantangjiang, in Cina, che tuttavia non aveva causato perdite di vite umane.
Infine il delicatissimo, e mai risolto, problema: come rappresentare la morte. Con questo vorremmo sollevare un dibattito più ampio considerando la questione troppo estesa e delicata per essere rinchiusa in questo unico osservatorio.
Nella scelta delle immagini di questo evento da parte delle redazioni crediamo ci sia stata una generale e diffusa attenzione al problema, con alcune eccezioni. Riportiamo, per aprire il dibattito, la prima pagina del giornale belga La libre belgique che ha pubblicato la fotografia più drammatica e cruda che si sia vista sui giornali di questi giorni: un tratto di spiaggia thailandese sulla quale giacciono riversi i corpi privi di vita che il mare ha restituito al bagnasciuga. La tragedia, qui rappresentata nel suo aspetto più crudo, ha anche un ulteriore risvolto: la censura con sfuocatura digitale a mascherare le parti intime. Può essere interessante notare come il rispetto per i caduti usi la stessa tecnologia del più becero puritanesimo censorio che si è preoccupato di mascherare l'esibizione dei genitali nelle immagini delle brutali torture di Abu Ghraib.
Gli addetti ai lavori sono sempre combattuti tra il desiderio di trasparenza e completezza (mostrare tutto) e la volontà di "proteggere" da immagini crude il pubblico. In maniera efficace, ma certamente impropria, è quello che i giornalisti americani e inglesi definiscono il "test del breakfast", con riferimento al fatto che il giornale viene "consumato" spesso durante la prima colazione, alla quale si ritiene poco opportuno mischiare sangue, carneficine nonché teste e arti mozzati, pur se riprodotti su un foglio di carta. Un tema di etica giornalistica da sempre aperto alla discussione e privo di soluzioni facili.
E proprio su questo vorremmo aprire un dibattito tra gli addetti ai lavori: parliamone.
Marco Capovilla